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Spirava dal mare un vento caldo e nero, saliva sulle colline in masse sempre più dense, infine dal cielo si rovesciavano cascate d'acqua senza scampo. Gonfi i ruscelli, e impetuosi con incredibile fragore i torrenti; grondanti uomini e animali, solo le querce emergevano dal diluvio, e su di esse si posavano i nostri occhi presaghi delle frane. Così vidi una collina spaccarsi, e l'una metà scivolare rapidamente verso il fondo della valle, nel burrone da noi detto Grancaro. L'altra metà ebbe da allora un fianco perfettamente liscio e verticale, rossiccio, con alberi e una chiesetta sulla cima, ossia sull'orlo del recente abisso, e parevano favolosi.